domenica 3 marzo 2024

L' ARCHITETTURA BRUTALISTA NEI DINTORNI DI FIRENZE

 Prima di tutto chiariamo che cosa è l'architettura "Brutalista"?. Il termine deriva da "breton brut" che non è altro che il cemento a vista, detto in francese.  Quindi gli edifici costruiti secondo questo stile sono fatti in cemento, non verniciato tutto o in parte, ed anzi nel cemento possono rimanere visibili le impronte delle tabelle di legno che le hanno sagomate. Questo dà  alla costruzione un aspetto massiccio e mastodontico, così come ne aveva apprezzato le caratteristiche di essenzialità nei granai del Midwest, l'architetto George Gropius nel 1911. Una modernità lontana dai canoni estetici, ridotta all'essenziale, ben diversa da quella che aveva caratterizzato l'architettura europea negli anni venti e trenta,  e che fu ritenuta ideale per la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, nella seconda metà del novecento.

In Italia la corrente Brutalista, a differenza della Gran Bretagna - dove è nata - e della Francia dove è molto apprezzata, non ha avuto uno sviluppo lineare:  è stata percepita più come "bruttalismo", come una serie di edifici sgraziati, mastodontici,  poco amati sia da chi ne ha usufruito, sia da chi li ha progettati,  pianificati e più che altro criticati. Il motivo è dato anche dal fatto che la sensibilità  di noi italiani è un po' diversa e queste costruzioni non rientravano nel nostro "occhio",

A Milano c'è l'esempio lampante del Brutalismo: la Torre Velasca,  famosa in tutto il  mondo e facente parte dello skyline della città.

Anche in Toscana abbiamo degli esempi notevoli di Brutalismo: la più famosa è la chiesa di S.Giovanni Battista, nota anche come "Chiesa dell'Autostrada", all'incrocio tra la A1 e la A11, uno dei capolavori di Giovanni Michelucci.


 Esiste anche un intero quartiere in stile Brutalista: il quartiere Sorgane di Firenze, che si snoda intorno alla Villa Giusti, nato nel 1966 e progettato dagli architetti Savioli e Ricci, di cui specialmente quello che viene chiamato "Edificio A" presenta caratteristiche veramente particolari. Noi però posssiamo farvi vedere "l'edificio G", che dà su una grande piazza, punto di ritrovo del quartiere.


In via Piagentina, sempre a Firenze, esiste uno straordinario palazzo di abitazione privata in questo stile che è fortunatamente  stato restaurato di recente; veramente splendido, opera dell'architetto Leonardo Savioli. La sua costruzione risale al  1967, ed ha goduto di una ampia fortuna critica da parte delle maggiori firme  dell'architettura contemporanea. La continuità tra gli spazi interni ed esterni è stata conseguita dall'architetto tramite l'uso del cemento grezzo anche all'interno, alternato a pareti  a stucco lucido ed ad altre intonacate.


Una villa privata (Villa Taddei) in un luogo magnifico,  un progetto sempre di Savioli che risale al 1964,  a San Domenico di Fiesole: naturalmente abbiamo  potuto fare solo una foto dall'esterno del grande parco, ma esistono delle foto da riviste di architettura che ne evidenziano la costruzione brutalista anche all'interno.

Una piccola chiesa in stile brutalista si trova in un luogo dove non la immagineremmo mai: a Montebeni, nel comune di Fiesole, dove potremmo pensare di trovare invece una chiesetta medioevale. Ma c'è un motivo. L'architetto che l'ha realizzata era Raffaello Fagnoni, originario proprio di Montebeni, e che ha progettato la chiesa tenendo conto delle limitate possibilità economiche dei committenti,  ma riuscendo a collocarla stupendamente nell'ambiente circostante. La chiesa è dedicata a San Giuseppe Artigiano ed il suo architetto morirà solo dopo tre giorni dall'inaugurazione della chiesa.


 

martedì 27 febbraio 2024

LA MANIFATTURA TABACCHI DI FIRENZE

 


 

 Ok, all'entrata, tre lunghi sostegni verticali nudi sembrano dire: "qui c'erano i fasci littori". Poi entri nel cortile e si leggono ancora bene le scritte "anno XV E.F." che tradotto in italiano significa "anno 1937". 


 

Ma a noi non piace che si faccia un tutt'uno tra "architettura razionalista" e "architettura fascista". Il fatto che in termini temporali le due cose si siano sovrapposte è solo una coincidenza. L'architettura razionalista è un fenomeno che si è espresso a livello europeo, ed il razionalismo italiano è stato una corrente molto importante di questo tipo di architettura, che si è sviluppata tra gli anni venti e trenta del secolo scorso, seguendo i principi del funzionalismo, con radici che si rifanno all'architettura romana classica (ecco perchè in Italia il collegamento con il fascismo è così evidente), con largo impiego di marmi, specie di travertino

Poi si sa, nel ventennio si costruì molto, e di conseguenza molte opere sono state create secondo questo stile. Un grande architetto razionalista è stato PierLuigi Nervi, progettista  dello Stadio Artemio Franchi (classificato come Monumento Nazionale) oppure Giovanni Michelucci, progettista insieme al gruppo toscano della Stazione di Santa Maria Novella. Ma un occhio allenato sa trovare architetture di questo tipo un po' dovunque in Italia; basta guardarsi intorno.

Ma torniamo alla nostra Manifattura Tabacchi, che fu costruita proprio da PierLuigi Nervi, insieme al collega Giovanni Bartoli. Riconosciamo la sua mano nella torre vetrata del dopolavoro della manifattura (che poi è diventato il Cinema Teatro Puccini, che tanto ricorda la torre di maratona dello stadio di Firenze.


 Tutta la manifattura è molto grande, una superficie di oltre 6 ettari, e fu inaugurata il 4 novembre del 1940. La produzione continuò sino al 1999, quando l'Ente Tabacchi ne decise la dismissione. Nel 2016, dopo un periodo di quasi totale abbandono  è stata venduta ad un fondo immobiliare internazionale che ne ha avviato un processo di riqualificazione, del quale intendiamo parlare brevemente.

Naturalmente questi signori non sono dei benefattori, e se hanno dedicato tempo e (molto) denaro al restauro ed al rinnovamento di questo monumento, hanno anche intenzione di ricavarne un tornaconto: contemporaneamente alle infrastrutture, come luoghi di ritrovo, negozi e giardini, stanno ultimando anche il restauro di una consistente parte del fabbricato come appartamenti di lusso. Ma va benissimo così. 

Del resto a cosa deve servire un giardino pensile come quello che è stato dedicato all'architetto Gae Aulenti e che si trova sul tetto del fabbricato dalla splendide forme arrotondate e che non era altro che l'officina, addetta alle riparazioni di tutti i macchinari che servivano alla produzione, e che erano sparsi per tutto lo stabilimento?


 

L'architettura è stata molto rispettata, persino i colori delle porte riprendono quelli originali: quel verde spento è tipico delle infrastrutture industriali di quei tempi, e l'aggiunta dei grigliati neri moderni non fa che mettere in evidenza il candore del travertino ed il rosso dei mattoni a vista. 


 

Anche la scelta delle piante dei giardini ci è sembrata molto azzeccata; sono piante che possiamo ricordare nei giardini delle località di mare nei primi anni '60, piante che non avevano bisogno di molta acqua, eppure accostate a piante acquatiche; un contrasto molto forte, molto interessante. 


 

All'entrata, un ufficio anni '40 ci accoglie con i suoi mosaici perlati alle pareti, i suoi divanetti Bauhaus e le sue porte moderniste. 

 

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giovedì 1 febbraio 2024

I CANCELLI DI GHIERETO

 Per chi è pratico del Mugello "pre-lago di Bilancino" il nome "Cancelli di Ghiereto" riporta alla memoria una serie di vecchie foto in bianco e nero. Roba degli anni '70, massimo primi anni '80, quando il lago non c'era o avevano appena cominciato a sbancare per costruirlo. "I Cancelli" erano un luogo di ritrovo per le comitive: ci si dava appuntamento là con gli amici, era un posto che conoscevano tutti da quelle parti, e comunque mentre si aspettava, si potevano mangiare le frittelle e i bomboloni del Marrani, che aveva il banchino proprio lì, tutte le domeniche. Leggenda vuole, che il banco di marmo sul quale avvenivano gli scambi, fosse una lapide di una tomba (opportunamente rovesciata, si capisce). 

Secondo la disposizione del lago, i cancelli di Ghiereto (che erano i cancelli di entrata di una villa, che fra l'altro esiste ancora - e si trova sulla Statale 65, poche centinaia di metri rispetto a dove si trovavano in origine i suddetti, - adesso è un resort che fuori non ha delle stelle, bensì un'intera galassia) dovrebbero trovarsi sotto la superficie del lago, quindi sott'acqua. 

Invece, per qualche provvida decisione delle Belle Arti, i Cancelli sono stati rimontati insieme con le loro colonne e davanti è stato costruito un anfiteatro. 

In un luogo dove possa essere ammirato da tutti?

Noooo.....

Nel nulla più assoluto, in un campo,  sperso dietro la suddetta villa, e per andarci bisogna fare, oltre che una ricerca con il bastone del rabdomante, anche una specie di safari scendendo giù per un sentiero sassoso e poi "andare di mattina nella brughiera dove non si vede a un passo per ritrovar ... " se stesso? no i cancelli! Che davanti hanno anche un anfiteatro a semicerchio di  pietre, che ha tutta l'aria di non essere mai stato usato.

                              

Nella nostra ignoranza ci domandiamo: a che è servito spendere un sacco di soldi per smontare e rimontare un pezzo di storia del Mugello per metterlo in un posto nascosto a tutti, senza essere segnalato da niente, senza una strada decente per andarci, in mezza ad un campo sperso nel nulla?

Deve essere uno di quei misteri italiani di cui tanto si parla e che non hanno soluzione.

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mercoledì 17 gennaio 2024

LE VELE DI PISTOIA

 Il tema dell'architettura popolare è spesso assai controverso, e per noi che il più delle volte cerchiamo il bello dove è nascosto, qui ci siamo trovati un po' perplessi.

Per anni, passando dalla tangenziale di Pistoia, diretti magari verso la Panoramica che ci avrebbe portato alla foresta dell'Acquerino, verso la fine della strada, quegli strani palazzi, dal deprimente color grigio-giallastro ci incuriosivano,  e specialmente riguardo alla costruzione triangolare, pensavamo a come doveva essere fatta l'abitazione all'ultimo piano, dove il triangolo aveva il suo vertice, e dove si presumeva che ci dovesse essere una stanza sola...
 
 
Solo dopo molto tempo abbiamo fatto uno sforzo e abbiamo scoperto che quelle strane costruzioni facevano parte di un piano di edilizia economica e popolare  (e qui vi sfoderiamo anche anche la sigla: PEEP), promosso fra l'altro dal Comune di Pistoia, che approvò il progetto per i lavori del quartiere detto "Le Fornaci" così denominato dal nome della zona. 
 
 
I lavori iniziano ad aprile del 1982, guidati dall'architetto Leonardo Savioli,  a capo di una equipe di collaboratori.
Purtroppo, l'architetto Savioli, un personaggio di assoluto spicco nel campo dell'architettura Toscana, muore dopo appena un mese dall'inizio dei lavori.
che vengono portati avanti dai suoi collaboratori, certamente,   ma l'assenza del  capo progetto in qualche modo pesa sulla sua realizzazione, e la cosa più evidente è proprio quel colore grigio-giallastro del cemento, che - e non lo diciamo noi, totali incompetenti che abbiamo avuto solo notato quanto fosse brutto - era di scarsa qualità, come lo erano le rifiniture di tutte le costruzioni.
Gli edifici che compongo il quartiere sono: il triangolo, le torri, la certosa ed il nastro.
 

Andandoci,  come noi abbiamo fatto, e vedendo le costruzioni da vicino, e passeggiando per le strade, per dire la verità  non abbiamo avuto una cattiva impressione. 
Ci sono giardini, in parte recintati ed in parte no, e questo ci ha fatto pensare che parte dell'idea iniziale si fosse un po' persa, poi un asilo nido, degli uffici della Croce Rossa,  una  Onlus, che hanno la loro sede qui, ma francamente ci sono sembrati un po'  degli assediati.
In linea  di massima, si vede che i palazzi non sono stati "manutenzionati" (si  dice così? è orrendo ma non abbiamo trovato un altro termine...) in maniera uniforme: gli infissi sono di colori e materiali diversi, tanto per dirne una.  
Questo per dire che ognuno ha seguito le  proprie preferenze (e possibilità  economiche) nella manutenzione e ristrutturazione dei vari appartamenti
Anche le parti comuni, per quello che abbiamo potuto vedere, non sono tenute proprio al  meglio.
Abbiamo visto anche dei filmati redatti da residenti della zona, che mettevano l'accento sul degrado della zona, e che, avendo avuto l'opportunità di entrare in posti dove a noi visitatori erano preclusi, ci hanno fatto vedere delle cose francamente deprimenti.
Questo  per dire che le idee iniziali, quando si costruiscono questi quartieri di edilizia popolare, sono molto belle, perchè i progetti  vengono affidati a grandi architetti che decidono di realizzare grandi quartieri autonomi...tanto loro mica devono abitare lì...hanno le loro villette in collina con il giardino!
Comunque lungi da noi l'idea di fare polemiche:   non è questo il luogo e nemmeno la nostra intenzione.
Noi volevamo solo dare un'occhiata ad un quartiere particolare di Pistoia,   una città alla quale siamo affezionati, e ci dispiace un po' che le persone debbano scansare grosse buche nell'asfalto o camminare su marciapiedi gravemente sconnessi, o abitare in case dove nelle cantine circolano dei toponi grandi come  Geronimo Stilton (ma meno simpatici).
 

domenica 16 luglio 2023

IL CIMITERO EVANGELICO DI FIRENZE

 Se pensate che siamo un po' "creepy" perchè visitiamo spesso dei cimiteri, sappiate che non siamo d'accordo. I cimiteri sono luoghi di grande fascino, di grande quiete, fanno pensare, e nel caso di cimiteri non cattolici, incuriosiscono, perchè ci pongono davanti a storie, costumi ed usanze diverse da quelle alle quali siamo abituati.

 

E' il caso del cimitero Evangelico di Firenze, detto "degli Allori" dal nome del podere che è servito per costruirlo, nel 1860. Infatti in quella data erano state proibite altre sepolture nel cimitero detto "degli Inglesi" in Piazzale Donatello - altro luogo che abbiamo visitato - perchè con l'abbattimento delle mura medioevali della città (una cosa che a farla adesso, andrebbe in galera per l'eternità tutta la Giunta Comunale...) questo cimitero, destinato alle sepolture non cattoliche, si veniva a trovare in città, e non c'era più la distanza minima richiesta di 100 metri, con le ultime case abitate. 

Che cosa ha un cimitero non cattolico di diverso da uno cattolico? Questa è una bella domanda. E non crediate che tutti i cimiteri che si trovano in giro siano esclusivamente cattolici. I cimiteri parrocchiali certamente lo sono, ma i grandi cimiteri Comunali, specie in una città come Prato che ha quasi un quarto di cittadini stranieri tra i suoi abitanti, devono accogliere sepolture di tutte le confessioni religiose, ed abituarsi a pratiche devozionali un po' fuori dalle nostre abitudini, che si limitano ai fiori ed ai ceri. 

Questo problema non esiste in un cimitero come quello degli Allori, che dal 1970 accoglie non solo protestanti, ma persone di tutte le confessioni religiose non cattoliche. Abbiamo visto strane croci che abbiamo poi identificato in ortodosse russe, ed altre croci celtiche, meravigliosamente scolpite.  


Lapidi con iscrizioni in arabo, altre con la classica Stella di Davide. L'una accanto all'altra. E' proprio vero che la Morte azzera tutte le disuguaglianze. 

Più in alto c'è una magnifica galleria con le tombe dei cittadini illustri (o perlomeno di coloro che all'epoca della loro morte lo erano), che però è chiusa alle visite perchè in cattivo stato. Ed è un peccato perchè ci sono statue e monumenti davvero bellissimi ed imponenti, e se si ha un minimo di conoscenza della storia della città si riconoscono grandi nomi, che hanno fatto la storia.


 A proposito di grandi nomi, in questo cimitero c'è anche la tomba di Oriana Fallaci, con una dedica al suo amato Alessandro Panagulis, e poi  di tutta la sua famiglia, proprio lì accanto.


 E' un luogo molto bello, e non è nemmeno troppo triste, come possiamo vedere in questa panchina, che sembra fatta apposta per due innamorati che vogliono stare soli.



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sabato 7 gennaio 2023

IL MAUSOLEO DI CIANO A LIVORNO

Questa volta il post comincia con un quiz.
Se vi chiediamo cosa sapete dirci su Costanzo Ciano, nato a Livorno nel 1863 e a cui, alla sua morte, la popolazione della città volle dedicare un mausoleo a proprie spese, raccogliendo con una sottoscrizione pubblica  centomila lire del 1939... cosa sapete risponderci?
Tre, due, uno...sbagliato.
Tranquilli, non possiamo condannarvi per questo.
Al giorno d'oggi, molto più famoso di lui è il figlio Galeazzo, colui il quale sposò nel 1930 la figlia di Mussolini, Edda, e fu per lungo tempo il suo ministro degli esteri.
Diciamo però che finì fucilato alla schiena come traditore, per aver votato a favore della mozione Grandi durante il Gran Consiglio del Fascismo il 25 luglio del 1943.
Con questa mozione, egli in definitiva, dava il suo assenso alla sua rimozione da capo dell'esercito e del governo  il suocero  - Benito Mussolini - riassegnandole al Re Vittorio Emanuele III°
(Non era così semplice, però è così che andò a finire)
Un gerarca fascista, certo, ma sulla cui figura e sulle cui motivazioni di questo voto ancora si discute.

Ma non volevamo parlare di Galeazzo, bensì di sui padre Costanzo, e del suo mausoleo incompiuto che sorge tutt'ora in una posizione incredibile sopra la città di Livorno, nei pressi di Montenero.
Costanzo Ciano, va detto,  era un eroe della 1° guerra Mondiale: aveva frequentato l'accademia navale della sua città,  e nel 1917 diventò il comandante delle Unità Siluranti di Superficie, meglio conosciute come MAS, con le quali compì molte rischiose imprese. Nel 1918 partecipò con il poeta Gabriele D'Annunzio alla celeberrima "Beffa di Buccari"

Nota: per chi non sapesse che roba è la Beffa di Buccari, due parole:
si è trattato di un'azione militare in sè di poca rilevanza, ma talmente ardita da meritarsi appunto il nome di "beffa".
Ve la facciamo corta: il MAS 96  al comando di Costanzo Ciano e con a bordo il pilota Luigi Rizzo ed il poeta Gabriele D'Annunzio, insieme ai MAS 94 e 95 penetrarono nella piena notte  del 10 Febbraio 1918 nella baia di Buccari (Istria) dove erano ancorate alcune navi militari austro-ungariche.
I siluri lanciati dalle unità italiane fecero pochissimi danni, ma dimostrarono che il sistema di sorveglianza austriaco era pieno di lacune, e questo costrinse quel governo a aumentare la sorveglianza sui porti, a discapito di altre azioni militari.
Inoltre fu una importante iniezione di fiducia per l'Italia all'indomani della disfatta di Caporetto.
Non era certo questa l'unica impresa gloriosa che compì, tanto è vero che durante la prima guerra mondiale si guadagnò sul campo diverse medaglie al valor militare; una d'oro proprio per la Beffa di Buccari, ben quattro d'argento ed una di bronzo, tutte per operazioni effettuate nell'alto Adriatico.
Fu poi nominato conte di Cortellazzo e di Buccari da Vittorio Emanuele III° (leggi Benito Mussolini) per meriti speciali.
Va bene che con l'istituzione della Repubblica i titoli nobiliari hanno perso validità giuridica, ma quelli "inventati" di sana pianta durante il periodo fascista, diciamoci la verità,  erano veramente penosi....pensiamo solo al "principe di Montenevoso" di dannunziana memoria!
A proposito di D'annunzio, chi volesse vedere il MAS 96 "in legno e metallo" lo può trovare al Vittoriale a Gardone Riviera, la casa dove D'annunzio visse gli ultimi anni della sua vita. 
E' custodito in una speciale costruzione sormontato dal motto "Memento Audere Semper" le cui iniziali danno appunto: MAS. e scusate se è poco... sempre meglio del suo vero significato Motoscafo Anti Silurante. 
Dunque, Costanzo Ciano morì nel 1939, e sotto un certo punto di vista fu un'ottima idea, per quanto non fosse nemmeno vecchio; aveva solo 63 anni.
Ma era uno che aveva preso la vita a morsi, sotto ogni punto di vista, non rinunciando a niente, impresa rischiosa o mangiata pantagruelica che fosse.
I livornesi lo chiamavano "ganascia" per il suo appetito insaziabile, e non solo di cibo (...ci siamo capiti)
Ma parliamo del mausoleo.
Noi l'abbiamo visto, e a parte la posizione - quella sì veramente grandiosa, perchè si domina la città e c'è una veduta pazzesca del litorale e del mare 
 

 
- e la strada veramente pittoresca per arrivarci, la costruzione ci ha fatto un po' ridere perchè sembrava proprio il deposito di Paperon De' Paperoni. 
 

 
Mancava il segno del Dollaro davanti e poi era proprio lui.
E sappiamo che un disegnatore del Vernacoliere aveva proposto - per recuperarlo - di trasformarlo in questo senso.
Ma ha ragione! Le modifiche da apportare sono minime!
A parte gli scherzi... sappiamo che avevano fatto in tempo a costruire una specie di faro a forma di fascio littorio, che però i tedeschi hanno abbattuto nel 1943 (una delle poche cose buone che hanno fatto, diremmo) mentre delle statue che dovevano ornare il mausoleo, tra le quali un colossale busto in granito del nostro, è rimasto all'isola della Maddalena, incompiuto.
 
foto reperita nel web
 
Mentre altre statue minori, realizzate in marmo di Carrara - di dimensioni più piccole e comunque meno compromettenti - ornano vari giardini del Forte dei Marmi, due dei quali, raffiguranti semplicemente dei marinai, sul lungomare che porta a Viareggio.
 

C'era anche una statua in bronzo realizzata da Francesco Messina nel 1940.
Quest'opera si è salvata esclusivamente per la pregevolezza della sua fattura, ed adesso si trova in un luogo dove non crea sospetti, nel Museo Navale di La Spezia.
Comunque: a parte l'amena stradina e il panorama mozzafiato, è un posto orribile. C'è un'atmosfera negativa che si taglia con l'accetta.
 

 
Abbiamo fatto qualche foto di corsa e siamo scappati come lepri, tanto l'aria era pesante.
 

 
Le scritte sui muri, il sapere che qui vengono dei nostalgici a celebrare chissà che cosa, il luogo tetro.... meglio tornare alla Terrazza Mascagni, che comunque sino alla fine della seconda guerra mondiale era dedicata a ... si!! proprio a lui. 
Terrazza Costanzo Ciano!
 

domenica 23 ottobre 2022

SANTA MARIA A MONTE

 Quando diciamo che nel "contado" pisano esistono delle vere perle, che formano una sorta di collana, pensiamo di dire una cosa giusta. 
Oltre alla bellezza della campagna, questi borghi - più o meno piccoli - sono veramente splendidi e ricchi di storia. 
Uno di questi è Santa Maria a Monte che, come dice il suo nome, sorge su un colle. Il che la rese eccezionalmente importante per tutti i suoi numerosi possessori, che si sono avvicendati nel corso dei secoli, essendo stato il primo avamposto militare del Valdarno.
Provate un po' ad indovinare a quando risalgono le prime notizie del Castello? Esatto!! Al 906 - cioè quando hanno cominciato a lasciare notizie scritte, in maggior parte si trattava di lasciti a monasteri o roba del genere... non sappiamo se fosse anche questo il caso - ci potreste ricaricare un orologio!
A quei tempi era dei vescovi di Lucca, che l'avevano eletta a sede vescovile, poi è diventata di Firenze, poi è passata a Pisa, poi come tutti questi fortilizi ha perso importanza quando i Medici si sono impossessati di tutto il territorio, diventando parte del Granducato di Toscana. 
Quando nel 1928 furono create le province, facendo parte del Valdarno inferiore, è diventata parte della provincia di Pisa.
Tutto qui?
No, ci mancherebbe.  Prima di tutto Santa Maria a Monte ha una particolare pianta a spirale che risale al medioevo.
Poi ha - anzi, aveva - tre cerchi di mura. Una parte di esse è ancora visibile, quella della rocca propriamente detta, ma una parte è stata smantellata nell'ottocento per maggior decoro dell'abitato, come si usava all'epoca. E' rimasta tuttavia visibile una cisterna interrata, che serviva da riserva d'acqua in caso di assedio prolungato. Adesso la cisterna non è visitabile, ma dalla Biblioteca Comunale si può accedere al pozzo di adduzione/captazione dell'acqua, dove questa sgorga direttamente dalle rocce.



Questo è poi il paese natale di Vincenzo Galilei, padre del più famoso Galileo Galilei, che fu un eminente suonatore di liuto, facente parte della camerata fiorentina dei Bardi, e teorico della musica. Fu compositore di madrigali ed è considerato precursore della musica barocca.



Qui poi sorge la casa di famiglia dei Carducci. Proprio quelli di Giosuè. Qui infatti il padre di Giosuè, Michele, aveva il suo studio di medico condotto.
Pare che qui si sia svolto un dramma familiare... infatti si dice che Michele Carducci abbia ucciso Dante, fratello minore di Giosuè, con un colpo di bisturi: pare a causa delle sue insistenti richieste di denaro. La faccenda fu abbuiata e la morte di Dante fu fatta passare per suicidio, ma Michele non resse e morì pochi mesi dopo.
 

 

E qui, il lunedì di Pasqua, viene fatta la tradizionale processione in memoria della Beata Diana Giuntini, patrona del borgo, ricordando il miracolo per cui il pane che la ragazza (morta molto giovane, prima dei trent'anni) portava nel grembiule si trasformarono in rose e fiori.

E poi c'è l'uccellino di piazza: è una mattonella in cotto, residuo di una decorazione dell'antico castello, fermo lì da almeno 1500 anni. La leggenda narra che chiunque lo tocchi faccia ritorno a casa. Purchè il suo desiderio sia autentico!