domenica 19 agosto 2012

LA VAL DI BISENZIO

LA VAL DI BISENZIO - e non solo -


Di solito noi descriviamo la classica gita fuoriporta, intendendo con questa espressione qualcosa di molto vicino a casa. Bene: stavolta non ci siamo proprio mossi da casa,  perchè vorremmo parlare della Val di Bisenzio.
La Val di Bisenzio - che a Prato viene chiamata comunemente "Vallata" ha caratteristiche geografiche proprie solo dalle sorgenti del fiume sino alla città di Prato. Verso la foce perde le sue caratteristiche, per cui parlare di Val di Bisenzio vuol dire descrivere la valle appenninica che - per un consistente tratto - collima con il tracciato della Statale 325, denominata  appunto "Delle valli del Setta e del Bisenzio".
La Val di Bisenzio ha caratteristiche di montagna, nonostante le altezze sino a Sasseta non siano elevate, ma l'aspetto severo della valle - stretta, drammatica, coperta da foreste di latifoglie e castagneti fittissimi - e le costruzioni in pietra grigia, specie nell'alta valle, contribuiscono a darle un aspetto quasi alpino.  
Geograficamente la Vallata comincia alla "Madonna della Tosse", un toponimo abbastanza comune e che indica un luogo - solitamente all'imbocco di una valle, appunto - dove i bambini venivano portati allo scopo di respirare aria buona che avrebbe dovuto alleviare i sintomi della pertosse.
Sino a pochi anni fa il tracciato della SS 325 passava proprio davanti al  tabernacolo. Solo da poco è stata costruita una galleria che evita una curva estremamente pericolosa. Tuttavia la strada originale esiste ancora, ma nel tabernacolo non c'è più l'immagine della Madonna, che è custodita presso una chiesa ad essa  intitolata, ma una porcellana policroma.

Del resto, le famiglie non portano più lì i bambini da tanto tempo... la strada in quel punto era stretta e pericolosa, oltre che trafficatissima, e l'aria buona era avvelenata dai gas di scarico delle auto e degli autotreni.
Proprio di fronte c'è una targa che testimonia da lì il passaggio di Garibaldi, e che la popolazione della città ha aiutato a fuggire. La targa è quasi illeggibile, e questo perchè finchè non è stata costruita la galleria, era praticamente impossibile farle un po' di manutenzione.
Sempre in questa stessa località, sino ad epoca rinascimentale c'era il Ponte di Zana, che era l'unico ponte che attraversasse il fiume a nord della città di Prato. Un tempo era molto utilizzato, poi con la crescente importanza che aveva acquisito la strada sulla destra idrografica del fiume (l'attuale statale 325) e anche perchè il ponte era in un punto dove soffriva molto le onde di piena, al momento dell'ultima distruzione nel 1547 non fu più ricostruito. Non ne rimangono tracce visibili.
Salendo per la Statale, si incontra la loc. "la Cartaia" così detta perchè nell'ottocento c'era una cartiera - poi riconvertita in fabbricato tessile -
Subito dopo troviamo "la Briglia" che è una popolosa frazione del comune di Vaiano.
La zona si chiama così a causa di una presa d'acqua - una delle tante costruita sul fiume e che servivano ad alimentare il sistema  delle gore, tipico di Prato sino agli anni '60 (ma questo è un altro discorso...magari lo riprendiamo un'altra volta).
Anche qui c'era una cartiera, ma fu riconvertita in fabbrica di rame - che veniva trasportato dalla Val di Cecina - dalla società Hall & C., la cui presenza qui ha dato origine alla prima protesta ecologista della zona ( e stiamo parlando del 1846!). Infatti i contadini della zona davano la colpa dei cattivi raccolti delle olive e delle viti, ai fumi che uscivano dall'altissimo camino.

La fabbrica fu poi  riconvertita in lanificio - il  lanificio Forti - un esempio di paese/lanificio, dove tutte le attività commerciali erano gestite dalla proprietà della fabbrica - ma anche le case, le scuole, l'assistenza. Un sistema che adesso diremmo - e saremmo anche troppo buoni -  paternalistico, ma a quei tempi andava bene così.
Dopo pochi chilometri troviamo l'abitato di Vaiano, che conserva una bellissima Badia intitolata al Santissimo Salvatore, fondata nel 1073, durante  il passaggio del pre-esistente monastero di origine longobarda, dall'ordine dei  monaci cluniacensi a quello dei  vallombrosani.
Uno degli abati  del monastero fu anche Agnolo Firenzuola, poeta e filosofo, originario dell'omonimo borgo sull'appennino, uno dei padri del manierismo toscano,  e  che poi qui ci è morto nel 1543.
Qualche chilometro più in là, di fronte alla villa Edlmann (da cui il Comune di Cantagallo ha acquistato la Rocca  nel 1999)  proprio sulla Statale, sulla sinistra orografica del fiume - e su un'alta e impervia collina-  troviamo la Rocca di Cerbaia, che fu dimora dei Conti Alberti, signori di Prato.

 Queste care personcine erano famose nel medioevo per essere dediti alla guerra, nonchè di animo crudelissimo. Dante Alighieri ce l'aveva a morte con loro, perchè  pare che nel 1285, nel bel mezzo di una tempesta di neve,  il poeta si trovasse in viaggio verso Bologna e che si fosse fermato presso il loro castello per avere ospitalità.

Dovette accontentarsi della capanna del pastore, perchè i Conti Alberti gliela negarono. E sappiamo che Dante era uno che se le legava al dito... infatti i Conti Alberti compaiono in tutte e tre le Cantiche della Commedia,  privilegiando - come pare ovvio - l'Inferno! 
Proseguendo ancora sulla Statale, in località Mercatale di Vernio ci troviamo ad un bivio: proseguendo a diritto proseguiamo per il capoluogo di Vernio, ma noi ci dirigeremo in quella direzione solo dopo.
Per il momento dobbiamo seguire la Val di Bisenzio, e proprio in questo punto il fiume disegna un'ampia curva, portandoci verso le sue fonti.
Ci dirigiamo quindi verso Luicciana, che è la frazione più vivace e popolata del comune di Cantagallo, nonchè sede del palazzo comunale - sempre di Cantagallo - che qui sorge.
Luicciana è famosa per il suo museo a cielo aperto, con pitture murali apposte su molte case del piccolo centro, ed anche alcune sculture.

Questo particolare museo è attivo dal 1982 e accoglie opere di artisti del'avanguardia fiorentina,degli anni '60 e '70.
Uscendo dall'abitato dovremmo trovare le fonti del fiume Bisenzio. Dico "dovremmo" perchè queste non sono perfettamente definite. Come suggerisce il suo nome - bis entium, ovvero doppia corrente - dovrebbe formarsi dall'unione di due torrenti presenti in zona, cioè il Rio di Ceppeta ed il Fosso di Trogola, in località "Mulino della Sega". Ma potrebbero essere anche il fosso di Trogola ed il Fosso delle Barbe quasi tre chilometri più a nord. Bello, vero? Un po' di incertezza movimenta la vita!
Adesso torniamo a Mercatale di Vernio sulla Statale 325, e proseguiamo verso il capoluogo che è San Quirico di Vernio. Infatti il comune di Vernio è composto da varie frazioni e non esiste un posto che si chiama "Vernio".Ci sono San Quirico, Mercatale, Cavarzano - tanto per citare i maggiori - e tutti insieme compongono il comune di Vernio.   
Dopo la frazione Sasseta si entra in "alta valle" e i panorami diventano vertiginosi. 
Arriviamo alla stazione climatica di Montepiano, che sorge in una piana solcata dal fiume Setta, proprio sullo spartiacque dell'Appennino
Qui, in località Badia, sorge l'Abbazia di Santa Maria a Montepiano, presso il romitorio del Beato Pietro -  nel 1095, quando fu costruita la chiesa qui non ci doveva essere proprio niente: il posto ideale per un romitorio! Pietro aveva la strada per la Beatitudine spianata! .
La chiesa ha la particolarità di essere stata costruita da maestranze lombarde, per cui ha delle caratteristiche poco comuni nella zona di Prato o di Pistoia, tra cui la lunetta sopra la porta centrale, con una figura di orante molto particolare.

Poco prima di arrivare alla Badia, si trova una caratteristico laghetto, molto grazioso e dove in estate si può godere di un fresco delizioso. Su questo lago - lago Fiorenzo - abbiamo  una curiosità. Alcuni anni fa, per un difetto di costruzione della diga, letteralmente se ne andò, da un giorno all'altro.

Allo sbigottimento generale per l'accaduto si aggiunse la curiosità che il lago non era censito al catasto - per cui non se ne conoscono tutt'ora  l'anno esatto di creazione, nè le condizioni che lo hanno generato - e quindi non si sapeva di chi fosse, e soprattutto a chi spettasse l'onere di ricostruirlo. Credo - ma non ne sono sicura - che il comune di Vernio se ne sia presa la responsabilità, anche perchè ormai costituiva un'attrazione turistica di primo piano della frazione.    

Mappa: http://goo.gl/maps/RKaEj

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