domenica 4 febbraio 2018

L'INCENERITORE DI SAN DONNINO

Quella sagoma inquietante che si vede passando dall'autostrada del Sole, è una specie di antitesi della chiesa dell'autostrada, un condensato del male, in pratica.

Le sue due ciminiere grigie sono un monito, un ricordo, una ferita mai guarita.
Fa venire in mente l'ICMESA, la diossina, Seveso.
E certamente quello che usciva dalle due ciminiere grigie sino al luglio del 1986 era una  sostanza molto simile da quella che uscì dalle ciminiere dell'ICMESA di Seveso il 10 luglio del 1976.
La nube di Seveso era TCDD, la più pericolosa diossina conosciuta, ed uscì tutta insieme per un guasto al reattore; i venti favorirono la propagazione della nube tossica in una vasta area densamente popolata tra Seveso, Meda, Cesano Maderno e Desio.
La zona contaminata fu quindi molto vasta, e la nube provocò danni enormi alla popolazione, all'agricoltura ed agli animali, che morivano  uno dopo l'altro, (questa è una cosa di cui non si parla mai, ma gli animali, proprio per le ridotte dimensioni, non si ammalano: muoiono).
Tuttavia le operazioni di bonifica iniziarono quasi immediatamente e l'azienda colpevole del disastro fu chiusa, il reattore e la vasca furono racchiusi in un sarcofago di cemento armato, e altre vasche ignifughe e monitorate - per evitare qualsiasi perdita - raccolgono tutto il terreno di superficie di tutta la zona denominata A, dell'estensione di circa 108 ettari;  e sopra il quale è stato realizzato un parco naturale denominato Bosco delle Querce.
Quella di San Donnino era "solo" PCDO, una diossina meno pericolosa, ma combinata con PCDF (policrodibenzofurani, per chi sa cosa vuol dire), ma rilevata nel terreno in concentrazioni 4 volte superiori a tutti i limiti massimi consentiti; ed emessa per un periodo molto lungo, dal 1973 - anno della sua inaugurazione - al 1986,  anno in cui l'USL di Firenze fece questa bella scoperta e l'inceneritore fu chiuso in tutta fretta.
Anche a San Donnino si è fatto un parco, il "Chico Mendez" (link) riqualificando una cava di sabbia presente in zona, ed altri interventi urbanistici sono stati pensati, e realizzati,  dalle varie amministrazioni comunali che si sono succedute.
Tuttavia, la differenza fondamentale con Seveso, è che qui il territorio non è mai stato bonificato, nè si è mai provveduto a fare un serio censimento delle persone che sono state colpite dai vari tipi di tumori, e che seri  studi hanno invece dimostrato essere notevolmente aumentati.
Anche perchè, questo avrebbe significato dover studiare poi il modo di risarcire le popolazioni colpite da questo disastro.
Da allora questo grigio monumento di cemento continua a troneggiare vicino all'A1,  e non è mai trovato il modo di riutilizzarlo in nessun modo.
si utilizza il piazzale come isola ecologica, per permettere ai cittadini di portare allo smaltimento ciò che in casa non serve più o ingombra, ma nel 2016, per cause del tutto accidentali, divampò un incendio durante la macinatura dei rifiuti, che provocò un'altissima colonna di fumo nero.

Grande fu la paura della popolazione, tant'è che quella che allora era la proposta di riutilizzare il vecchio inceneritore come termovalorizzatore controllato, capace di produrre energia elettrica per il fabbisogno di circa 40.000 famiglie... decadde all'istante.
Come a dire, che quando si è stati morsi da un serpente, anche una corda fa paura!

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